Il pranzo di Natale vede protagonista la carne. Ma non è la carne di agnello, che abbiamo detto invece è il piatto tradizionale della Pasqua, e neppure la carne di bue, che mal si concilia con l’immagine del presepe e del bue nella capanna del Bambin Gesù, ma piuttosto le carni di animali da cortile: capponi, galline in Italia e nei Paesi dell’America latina, mentre in America si privilegiano i tacchini. In Inghilterra e nei paesi nordici le anatre sono il piatto delle feste e le oche, nell’Europa centrale, ma tutti capponi, oche, tacchini sono ripieni. Perché? Perché il ripieno è il segno di ricchezza, di opulenza. La farcitura arricchisce i sapori e svela una gentile abbondanza nascosta oltre ad esaltare le capacità di chi prepara questi piatti. Nel ripieno, la tradizione vuole che siano presenti gli ingredienti di buon augurio come il pane, il miele o la frutta secca. Nel nord Europa come in Francia, la tavola di Natale invece predilige la carne di maiale, ripiena o ricoperta da una crosta di pane.
Carne e pane, ecco i due alimenti natalizi per eccellenza, ma il pesce? La tradizione lo serve in tavola al cenone, o cena, della vigilia di Natale ma a Napoli e in tutta la Campania l’anguilla o il capitone sono un obbligo quella sera.