Si possono cambiare le abitudini alimentari?
Per insegnare bene ai nostri figli è necessario avere delle sane regole alimentare e noi invece continuiamo a mangiare troppi grassi, troppo sale, troppo zucchero… Siamo in  molti a non avere un’alimentazione equilibrata. Nonostante le continue campagne di prevenzione e di informazione ci ricordano quanto sia importante mangiare bene, non c’è niente da fare, le nostre abitudini sono dure a morire. Ma allora non è proprio possibile cambiare il nostro comportamento a tavola? Se si come si fa?
Anni e anni di studi riconoscono che le campagne di informazione possono sicuaramente dare nuove conoscenze ma non possono assolutamente incidere sui comportamenti effettivi delle persone e la domanda spontanea quindi è come stimolare la gente ad avere comportamenti alimentari più sani?

Nonostante sappiamo che fa male fumare questo non ci impedisce di continuare; la stessa cosa vale per i l nostro comportamento alimentare: su 75 persone che dicono di conoscere le raccomandazioni nutrizionali soltanto  46 di queste ammettono di mangiare, ad esempio, 5 frutti e legumi al giorno. Come mai? E’ difficile modificare le proprie abitudini alimentari nonostante sappiamo quanti siano i benefici?

MESSAGGI CONOSCIUTI MA POCO SEGUITI
Alla fine del 2011 gruppi di ricercatori di diversi  istituti nazionali, hanno cercato di capire se esisteva un possibile metodo di adeguamento tra la conoscenza dei pasti nutrizionali  proposti ad esempio dal Ministero alla Salute e la loro relativa messa in pratica e la risposta è stata che se anche la maggior parte delle persone intervistate conosce la raccomandazione di mangiare frutta e legumi, viene seguita soltanto da pochi mentre si è scoperto che hanno seguito molto di più i consigli relativi  all’alcool , ai grassi aggiunti e all’attività fisica.

Aldilà della comunicazione persuasiva, convincere con degli argomenti positivi, molti studi insistono sulla nozione di impegno: vale a dire chiedere poco, atto preparatorio, per poter poi chiedere di più, comportamento atteso. Da qui la convinzione che rendere partecipi le persone, nelle discussione, nella libera scelta,  nelle vari fasi di educazione aumenta la possibilità di passare all’azione

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