insalata-ravanelli-peperoni-pomodoriCome comprare la qualità

Continuiamo l’argomento della qualità a tavola  con i semplici ma essenziali consigli della dott.ssa Arianna Rossoni.

La prima qualità è la Freschezza

Più un alimento è fresco, più è vitale e più risponde alle nostre esigenze nutritive. Purtroppo, esistono alimenti che sembrano freschi ma non lo sono: pensiamo alle comodissime confezioni dei prodotti di IV gamma, lavati con cloro per inibire la crescita batterica; mi riferisco alle insalate preconfezionate, agli ortaggi venduti già mondati e a pezzi, alla frutta sbucciata ready-to-eat. Non possiamo veramente credere che quell’insalata in busta abbia la stessa qualità di un cespo di lattuga da pulire: la prima rimane bella anche quindici giorni, la seconda meno di tre. Che cosa è stato aggiunto per renderla tanto speciale?

La seconda qualità è la Stagionalità

Inutile prendere le fragole a dicembre e le verze ad agosto: la Natura non ha predisposto la sua terra per veder nascere tutto l’anno i suoi frutti. Se troviamo frutta e verdura fuori stagione, sono sicuramente prodotti di serra nutriti con fertilizzanti e antimicotici. E poi, obiettivamente, i prodotti fuori stagione non sanno di niente: soldi spesi inutilmente.
Non sempre abbiamo la certezza che i prodotti stagionali siano cresciuti all’aria aperta: per questo entra in gioco la fiducia nel venditore. Un conto è comprare al supermercato, ben differente è trovare un fruttivendolo (macellaio, pescivendolo, bottegante) di fiducia, al quale poter anche fare lamentele qualora un prodotto non fosse all’altezza del prezzo che lo abbiamo pagato. La differenza tra il negozietto e la grande distribuzione è proprio questa: il negoziante ci mette la faccia, quindi starà ben attendo a ciò che vende. Nella grande distribuzione difficilmente avremo problemi di prodotti guasti… Perché sono tutti prodotti in serie, tutti uguali, tutti perfetti.

La terza qualità è la Provenienza

Se state comprando delle pere provenienti dall’Argentina perché costano meno, chiedetevi anche da quanto tempo siano state raccolte e come siano state conservate per arrivare fino a voi. E come sia possibile che una pera proveniente da 10.000 km di distanza abbia un prezzo inferiore rispetto a quella coltivata in Italia:come è stata trattata prima di arrivare sulla vostra tavola, quella pera?
Dove possibile, informatevi più specificamente circa l’origine di quello che mangiate. Se avete la possibilità di scegliere prodotti a km 0, forse questa è la scelta migliore, che viene incontro a più esigenze: saranno prodotti freschi, avranno viaggiato poco e sosterranno l’agricoltura locale. Se poi potete avere la garanzia che quei prodotti sono stati coltivati su terreni non a ridosso di autostrade, e non in modo intensivo… Beh, avete fatto una scoperta preziosa, non lasciatevi sfuggire il fornitore!

La quarta qualità è il prodotto “italiano”

caspo-insalata

Circa la provenienza del prodotto si può aprire anche una parentesi etica ed ambientale. Ambientale, perché l’inquinamento prodotto dai trasporti non deve essere preso a cuor leggero. Alimenti di origine tropicale (come banane, cocco, ananas, avocado, mango…) dovrebbero essere consumati saltuariamente e non abitualmente, se vogliamo connotare i nostri consumi di un significato intrinseco più ampio rispetto a quello nutrizionale.
Etica, perché ancor oggi alle soglie del 2014 per produrre beni di ampio consumo vengono sfruttati come schiavi uomini, donne e bambini. Non voglio fare la moralista, ma alcuni alimenti che sicuramente tutti noi abbiamo in dispensa (zucchero, caffè, cacao) provengono necessariamente da Paesi del Sud del mondo, e probabilmente derivano dallo sfruttamento di intere famiglie. Un buon modo per non privarsi di questi alimenti senza avere un tarlo di coscienza è acquistarli in negozi del commercio Equo e Solidale. Pensiamoci anche quando andremo a comprare i datteri per i nostri banchetti delle feste, o da mettere nelle ceste da regalare.

La quinta qualità? I prodotti a km 0

Un fondo di motivazione etico-ambientale c’è anche nel consiglio di comprare il meno possibile nella grande distribuzione, preferendo invece la piccola impresa, il km 0, il non processato. Avrete prodotti più freschi, di cui potrete conoscere l’esatta origine, e avrete sostenuto la produzione locale almeno per quanto riguarda il “fresco” (frutta e verdura). Per altri alimenti dovremo necessariamente allargare il nostro raggio d’azione. Per quanto ci è possibile, guardiamoci intorno e individuiamo quei tre-quattro fornitori vicini a casa ai quali poterci affidare per prodotti freschi del territorio: più botteghe, meno supermercati; se avete poco tempo per fare la spesa, provate a informarvi se è possibile prenotare in anticipo la spesa o avere servizio a domicilio. Oppure provate a vedere se avete un gruppo GAS (acquisto solidale) nei dintorni a cui potervi associare: spenderete di meno, avrete una dispensa più ricca. E sana.

Biologico è qualità? Attenzione…

Un discorso a parte dovrebbe essere fatto sul biologico: voglio aprire solo una breve parentesi, con un paio di spunti di riflessione – o meglio con due provocazioni. Prima o poi dedicherò un articolo ad hoc.carote
Se compro delle carote biologiche a Bergamo di una marca che le vende delle esatte dimensioni, forma, colore e sapore anche a Trapani, un piccolo quesito me lo pongo.
E se compro dei biscotti biologici che costano due volte tanto quelli normali, ma che hanno lo stesso gusto e gli stessi ingredienti (sebbene bio), un altro quesito me lo pongo.
Facciamo attenzione a non confondere *biologico consapevole* con *biologico industriale*: i prodotti confezionati della grande distribuzione sono sempre processati, che siano biologici o che siano tradizionali.

 E per una maggiore qualità…

Prendiamo cibo fresco. Cibo vero. Cibo che sia stato il meno manipolato possibile prima di finire sulla nostra tavola, e che abbia viaggiato poco.

Non tutto ciò che è naturale fa bene (basti pensare ai naturalissimi funghi velenosi), e non tutto ciò che è fatto dall’uomo è da rifuggire (altrimenti saremmo ancora all’età della pietra), ma sono profondamente convinta che dobbiamo riappropriarci di una dimensione meno materialista e meno consumista di quello che mangiamo.
Scegliere cibo *consapevole* è il primo passo, per la nostra salute e, indirettamente, per quella della Terra..

(seconda parte)  Dott.ssa Arianna Rossoni

La qualità a tavola

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