Mangiare sano

 

In questo articolo della dott.ssa Arianna Rossoni si parla di uno degli argomenti must di CIbimBO: la qualità di quello che mangiamo. Sembra sempre facile parlare di qualità ma spesso e volentieri non sappiamo cosa mangiamo e ci fidiamo più delle pubblicità che dei consigli degli esperti. Eppure vale la pena fermarsi a capire cos’è la qualità e perché viene consigliata e anche imparare alimenti sempli, non trasformati e soprattutto senza conservanti, senza coloranti, senza additivi chimici. Non sarà forse vero che mangiare prodotti scadenti, finti, alla lunga fa male?

mercato-la qualità-della-frutta-e-verduraLa qualità valore unico

“La predilezione per questo o quel modello alimentare è personale, e risponde ad esigenze di gusto, comodità ed adeguatezza. Una persona può trovarsi benissimo con una dieta vegetariana, un’altra persona potrebbe aver bisogno di una consistente quota di proteine animali; una persona può far derivare tutti i carboidrati di cui necessita da frutta e verdura, un’altra avrebbe crisi ipoinsulinemiche senza un primo piatto due volte al giorno.

Se generalizzare è impossibile, può esistere un fattore comune ad un qualsivoglia modello alimentare? Esiste un principio da poter seguire sempre, un fattore comune alla dieta del sedentario e dello sportivo, dell’orientale e dell’occidentale, dell’uomo e della donna?
A mio parere sì, e questo valore sine qua non è la qualità di quello che ci mettiamo nel piatto.
Alcune indicazioni che troverete in questo articolo sono suggerimenti di carattere prettamente salutistico; altre coniugano quest’aspetto con la necessità di attribuire un valore etico e ambientale alle nostre scelte in materia di cibo.
Ricordo quanto detto recentemente: all’interno di un’alimentazione sana ed equilibrata non sarà di certo un singolo alimento sbagliato a determinare la malattia; in questo intervento però mi sto spingendo oltre: individuare il meglio possibile dal punto di vista qualitativo.

Come giustamente mi faceva notare una persona per la quale nutro profondo affetto e rispetto, viviamo in un mondo nel quale la necessità primaria dello sfamarsi è diventata per un buon 80% puro business per aziende che hanno come finalità il fatturato; siamo circondati da una varietà di cibi e di gusti che ci sconvolge e ci lascia interdetti, tanto che le nostre spese al supermercato possono diventare vere e proprie missioni. Il consumatore è disorientato dalla scelta che gli si palesa agli occhi: prodotti arricchiti di fibra, senza colesterolo, senza grassi, con omega-3, senza zuccheri o con probiotici. Abbiamo davvero bisogno di questi alimenti? Anche senza andare ad analizzare alimenti che dovrebbero essere venduti per le loro presunte proprietà salutistiche, quanto abbiamo concretamente bisogno di quello che si trova al supermercato?

Quali sono gli alimenti che non hanno qualità?

Gli ingredienti dei prodotti della grande distribuzione sono raffinati, industrializzati e processati: stazionano in silos e container per mesi -se non per anni- prima di essere miscelati a creare quello che poi verrà venduto in confezioni di plastica.
Non sono freschi, non sono nutrienti, non sono *vitali*.
Possono essere più o meno calorici e più o meno ricchi di zuccheri e grassi, ma rimarranno sempre qualcosa di  estremamente manipolato e snaturalizzato; se a questo aggiungiamo anche il fatto che non sono alimenti indispensabili e che quasi sempre esistono degli equivalenti fatti in casa partendo da materie prime semplici, a mio parere il 90% di quello che si trova al supermercato non è degno di essere messo nel carrello della spesa.

Uno dei capisaldi dell’alimentazione sana è che sia basata sul consumo di materie prime semplici, e non su alimenti trasformati: già quest’indicazione migliorerebbe la salute di moltissime persone, senza dover fare chissà quali sconvolgimenti dietetici. Le merendine, gli snack, i dolcetti, i tarallini… Sono tutte cose che risvegliano le nostre papille gustative, ma che non possono essere definite “sane”.

supermercato-cestino-spesa

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Riempiamo la nostra dispensa di materie prime non scomponibili in singoli ingredienti: frutta e verdura fresche; pasta e cereali; carne e pesce freschi e non trasformati (vale a dire niente affettati, salumi, hamburger, svizzere, bastoncini…); uova; legumi; frutta secca a guscio.

Oltre a consigliare di riempire la dispensa di materie prime e non di prodotti processati, il mio invito è quello di porre attenzione a freschezza, stagionalità e provenienza.

(prima parte) Dott.ssa Arianna Rossoni

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