Pubblicità ingannevole: la risposta dell’Istituto di Medicina Americano, un’agghiacciante realtà (II° parte)
E’ un problema così grave quello della pubblicità alimentare per ragazzi che in America recentemente è stato chiesto all’Istituto di Ricerca più importante degli Stati Uniti, il Centro di Controllo e Prevenzione Malattie, di studiare il legame tra obesità e marketing alimentare rivolto ai bambini Il risultato degli studi dell’Istituto di Medicina, Food Marketing per Bambini e Giovani: Minaccia o Opportunità, è una lettura agghiacciante. La relazione ha rilevato che il marketing alimentare si rivolge intenzionalmente ai bambini che sono troppo giovani per distinguere tra ‘verità’ e ‘ pubblicita’, spingendoli a mangiare “junk food” cibo povero di nutrienti e ricco di calorie. Il cibo spazzatura in effetti rende molto bene e alcuni studi hanno dimostrato proprio quanto i bambini siano più propensi a seguire questi annunci che gli insegnamenti dei genitori. Alcuni ricercatori ritengono che il marketing agisca sul nostro subconscio portandoci ad avere comportamenti ‘automatici’ diffusi e duraturi. Se ci lasciamo convincere potremmo addirittura abituare i nostri figli a mangiare sempre cibo poco sano.
Il rapporto documenta anche le tattiche utilizzate da società di marketing alimentare per rendere i loro messaggi convincenti. Queste società di marketing alimentare conducono ricerche approfondite sui bambini, anche in età prescolare, per migliorare la loro capacità di sfruttare la suggestionabilità dei bambini; esplorano le basi psicologiche delle scelte alimentari dei bambini; sondano e testano “archetipi di figlio” (per cotruire messaggi e personaggi su misura), per cercare di capire “come” aiutare i bambini
a fare leva o cambiare la mentalità delle mamme che sono le “custodi” della famiglia. Le strategie di marketing si sono moltiplicate e sono diventate sempre più sottili: i messaggi ‘cool’ hanno come target una fascia di età, mentre messaggi più ‘simpatici’ invece, si rivolgono ad altre fasce, finché marchi fortemente commercializzati assumono un ruolo fondamentale e diventano l’identità stessa dei bambini. Spaventoso!
Naturalmente, chi fa marketing sostiene che la pubblicità è libertà di parola e che il lavoro che fanno è ottimo per gli affari. Ma il potere dell’industria alimentare è tale che i controlli regolamentari esistono solo in alcuni Paesi – come la Francia, dove i distributori automatici, fast food, e pubblicità dei prodotti alimentari di qualsiasi genere sono vietati in tutte le scuole: ma non potrebbe essere una legge universale? Naturalmente il marketing è un’attività economica legittima, ma se incoraggia i bambini a mangiare troppo e cibi non sani, non si potrebbero adottare le stesse politiche della Francia?
In mancanza di tali norme, cosa deve fare un genitore? Naturalmente è possibile ridurre i messaggi pubblicitari ai quali i vostri figli sono esposti, magari limitando l’uso della televisione o del computer, che già di per se è dimostrato, è un grande beneficio per la salute del bambino, anche perché spesso questi messaggi pubblicitari inducono al “piacere” di farsi uno spuntino, indipendentemente dal fatto che si abbia fame o no, e succede spesso anche ai grandi.
Ci sono tecniche più positive che è possibile utilizzare per contrastare i messaggi del marketing alimentare, in attesa del libro, cercate di essere più vicini ai figli, seguiteli ed informatevi; aiutateli a non cadere nella rete del cibo spazzatura.
Karen Le Billon è scrittrice, insegnante, francofila, mamma, scrive di cibo Francia e genitori….