Ortoressia: cos’é e come affrontarla
Stili di vita sani, la ricerca di alimenti di qualità senza conservanti, senza coloranti, senza additivi chimici e che non siano eccessivamente trattati sono sicuramente gli argomenti preferiti da CIbimBO ma, da qui a diventare “ortoressici” c’è una grande differenza…
Ortoressia è una malattia
che nasce quando la ricerca del cibo sano diventa un’ossessione, quando il rapporto con il cibo diventa una malattia che purtroppo, non è facilmente diagnosticabile perché nasce da un desiderio positivo di ricercare la qualità nel cibo che si mangia fino a diventare una sorta di “purificazione” interiore…
Generalmente sono ortoressiche le persone che hanno avuto disturbi dell’alimentazione, intolleranze o, si sono avvicinati a filosofie vegetariane, vegane che poi hanno protratto fino all’esasperazione; questa ricerca della qualità degli alimenti, dei contenuti nutrizionali, non bevono alcolici, li portano ad avere problemi di salute notevoli, come l’osteoporosi e l’atrofia muscolare. L’ortoressico, è felice di avere in questo modo il controllo della sua vita, ma è in realtà il cibo a controllare la sua vita.
Ortoressia: il parere della D.ssa Barbara Mercanti
Una psicoterapia efficace potrebbe essere quella di tipo razionale-emotivo, di impronta cognitivo-comportamentale: il paziente va aiutato a lavorare sulle proprie emozioni relative al mangiare con questa modalità, quasi ossessiva.
Ogni volta che il paziente ritiene di aver mangiato sano secondo i suoi principi, dovrebbe annotare l’emozione corrispondente e da lì lo si aiuta a riflettere sul motivo che lo rende felice, soddisfatto, preoccupato, ecc.. In questo modo, verranno alla luce pensieri disfunzionali quali il desiderio di poter controllare una parte della propria vita che produce nella persona un senso di superiorità e disprezzo nei confronti di chi non riesce a metter in atto ciò. Fondamentamentalmente una persona che si comporta così potrebbe essere dotato di una scarsa stima di sè e di un marcato livello di insicurezza che si riflettono nella sua vita sociale , lavorativa e/o familiare, un lavoro certosino che richiede collaborazione e volontà di mettere in discussione le “false doverizzazioni” e regole che il soggetto si è auto-imposto per salvaguardare il proprio sè. (26.08.11)