Psicologa-Psicoterapeuta
Dott.ssa Barbara Mercanti

Troppe volte si mangia per colmare i vuoti dell’anima e non dello stomaco! Per gestire un problema troppe volte si ricorre al cibo  per cercare una gratificazione dove non la si trova altrove. Spesso e in maniera sbagliata, chi non riesce ad affrontare un problema,  ha difficoltà a confrontarsi con le proprie emozioni, utilizza il cibo come strategia difensiva per curare i vuoti affettivi o le preoccupazioni che lo affliggono.  Questi sono atteggiamenti erronei, perché viene attribuito agli alimenti un valore inadeguato e in modo sistematico persevera nell’uso di queste modalità, scatenando con il tempo gravi problemi alimentari e psicologici. Le persone più a rischio sono quelle intolleranti alle emozioni , quelle che non sono capaci di esternare i propri sentimenti e che tendono a tenersi tutto dentro. Per loro il cibo diventa una valvola di sfogo o una liberazione in quei momenti in cui avrebbero solo bisogno di parlare e tirar fuori le proprie ansie. Chi è insicuro e ha paura di sbagliare, chi tende a sottovalutarsi e ha una bassa autostima di sé, chi non è supportato da reti sociali e dinamiche familiari adeguate. Tutte queste persone danno al cibo un valore sproporzionato, ma dal cibo attingono la forza per andare avanti.

I bambini,  che ancora non hanno sviluppato conoscenze sufficienti su cosa faccia bene o male ,fanno fatica a difendersi dagli stimoli negativi che arrivano dall’esterno e se non ci sono i genitori che regolano le loro abitudini alimentari  e che li supportano emotivamente, per loro è facile perdersi nel ritmo insostenibile della abbuffate.

Per gli adolescenti, ancora più evidente, è il rischio di affogare le proprie ansie nel cibo, perché nel cibo trovano un sostegno che non reperiscono altrove, nel cibo trovano un’alternativa alla noia che li sovrasta, nel cibo cercano la gratificazione che non ottengono dai genitori e dagli amici.

Altra categoria a rischio sono gli anziani, che scelgono di rivolgersi al cibo o di farne a meno , o come alternativa all’unico piacere che ancora sussiste o come una modalità per togliersi di mezzo perché si sentono di peso. È triste parlare in questo modo , ma questa è la realtà che spesso non vogliamo vedere, una realtà che spesso è sotto i nostri occhi …spesso bendati!!

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