Molti di voi avranno seguito in questi giorni le interviste di Striscia sul pane ed i “miglioratori” ma sul pane, c’è anche il caso sollevato da La Repubblica con le sue inchieste, importato dalla Transilvania. In sintesi l’articolo ci presenta un’altra “triste” faccia dell’alimentazione: “un quarto del pane confezionato venduto nei nostri supermarket arriva di là. Preimpastato e surgelato dura due anni e basta una rapida cottura. Poco si sa sugli aspetti igienici e non c’è obbligo di esplicitare la provenienza sull’etichetta”. Questa è l’essenza dell’articolo di Paolo Berizzi.La ragione principale ovviamente è il costo decisamente inferiore così che anche quando compriamo la famosa “baguette” anzichè dalla Francia o dai nostri fornai ci arriva direttamente dai Paesi dell’Est. Un dato per tutti, sempre riportato dall’articolo che solo “in Romania si producono ogni anno 4 milioni di chili di pane surgelato a lunghissima conservazione (24 mesi)” ed il fabbisogno locale è altamente inferiore alla produzione. Ma la Romania non è l’unico Paese dell’Est a produrre per l’Italia dal momento che “i prodotti a base di cereali sono più che raddoppiati nell’ultimo anno. “Ben 1,3 milioni di chili, con un più 136 per cento”. Un’impennata se si pensa ai 6.733 miseri chili di dieci anni fa” stima Coldiretti sempre nell’articolo di Repubblica.Non è necessaria un’etichetta e si sa ben poco delle materie di provenienza, dei laboratori. Anche il pane quindi, nella sua semplicità può essere “contraffatto” arricchito di sostanza che ne peggiorano la nutrizione ma migliorano il gusto e questo è il nostro solito problema… Non importa che faccia bene o no, l’importante è che sia “buono”…
Molti di voi avranno seguito in questi giorni le interviste di Striscia sul pane ed i “miglioratori” ma sul pane, c’è anche il caso sollevato da La Repubblica con le sue inchieste, importato dalla Transilvania. In sintesi l’articolo ci presenta un’altra “triste” faccia dell’alimentazione: “un quarto del pane confezionato venduto nei nostri supermarket arriva di là. Preimpastato e surgelato dura due anni e basta una rapida cottura. Poco si sa sugli aspetti igienici e non c’è obbligo di esplicitare la provenienza sull’etichetta”. Questa è l’essenza dell’articolo di Paolo Berizzi.
La ragione principale ovviamente è il costo decisamente inferiore così che anche quando compriamo la famosa “baguette” anzichè dalla Francia o dai nostri fornai ci arriva direttamente dai Paesi dell’Est. Un dato per tutti, sempre riportato dall’articolo che solo “in Romania si producono ogni anno 4 milioni di chili di pane surgelato a lunghissima conservazione (24 mesi)” ed il fabbisogno locale è altamente inferiore alla produzione. Ma la Romania non è l’unico Paese dell’Est a produrre per l’Italia dal momento che “i prodotti a base di cereali sono più che raddoppiati nell’ultimo anno. “Ben 1,3 milioni di chili, con un più 136 per cento”. Un’impennata se si pensa ai 6.733 miseri chili di dieci anni fa” stima Coldiretti sempre nell’articolo di Repubblica.
Non è necessaria un’etichetta e si sa ben poco delle materie di provenienza, dei laboratori. Anche il pane quindi, nella sua semplicità può essere “contraffatto” arricchito di sostanza che ne peggiorano la nutrizione ma migliorano il gusto e questo è il nostro solito problema… Non importa che faccia bene o no, l’importante è che sia “buono”…