Il cibo costituisce fin dalla nascita fonte di nutrimento e affetto,assumendo un risvolto psicologico che influenzerà lo sviluppo del bambino a vantaggio o a svantaggio dei comportamenti futuri. Il rapporto con il cibo può rivelare un desiderio insano di fame o essere fonte di piacere che riesce a placare la tensione biologica e creare un’atmosfera di affetto condiviso con la propria madre e successivamente con gli altri in tutte le età. La sensazione di piacere non è solo quella di far tacere la fame, ma anche quella di ricevere affetto e vicinanza prima dalla madre, poi dalle altre persone nelle fasi successive dello sviluppo. L’alimentazione viene ad assumere, quindi, una valenza simbolica tra bambino e figura di accadimento, lasciando filtrare sentimenti, emozioni e credenze reciproche che creano modelli mentali, attraverso i quali il bambino guarderà se stesso e il mondo che lo circonda, e che poi si ripeteranno come schemi di pensiero nella sua vita da adulto nelle dinamiche relazionali.

Le funzioni alimentari si intrecciano profondamente ai fattori psicologici, in quanto si sviluppano con l’evoluzione biologica ed affettiva. Mangiare non è solo nutrimento ma anche un piacere: si può ricorrere al cibo per alleviare uno stato di frustrazione, per alleviare la noia o la depressione, per premiarsi dopo un lavoro faticoso o per condividere momenti di festa e dimostrarsi più socievoli. “Mangiare insieme”…..o “Mangiare perché si sta meglio” diventa uno stato emotivo piacevole e una condivisione emotiva con esaurimento della tensione biologica che crea le condizioni per l’appagamento e il benessere, anche se spesso è solo momentaneo.

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