Ci siamo mai chiesti, almeno una volta, cosa c’è “dentro” a ciò che mangiamo? I biscotti e il pane sono solo farina, acqua, uova o burro? E la farina è veramente solo di grano? Il succo di frutta può nascondere insidie? In una merendina quante sostanze chimiche si concentrano? E in una fetta di prosciutto?
L”industria alimentare ha profondamente modificato la consistenza e la composizione dei cibi che arrivano ogni giorno sulle nostre tavole e quando il consumatore cerca di orientarsi per evitare il più possibile gli alimenti contenenti additivi, rischia di perdersi in un mare di sigle e di nomi astrusi di fronte alla cui impenetrabilità spesso si arrende.
Cerchiamo quindi di fare un pò di chiarezza in questo mare di additivi alimentari, per fornire anche ai consumatori uno strumento in più di discernimento per scegliere cosa mangiare e cosa evitare, partendo comunque dal presupposto che i cibi freschi, non confezionati, non lavorati, non trasformati) fanno guadagnare in salute molto più di quelli conservati o già pronti.
Quei misteriosi “E”
Gli additivi alimentari si suddividono in diverse categorie. Ci sono quelli che impediscono ai cibi di deteriorarsi, come i conservanti e gli stabilizzanti che impediscono la separazione degli ingredienti e mantengono la consistenza; ci sono gli addensanti; gli edulcoranti, utilizzati per dare al cibo un sapore dolce; gli esaltatori di sapidità e altri in genere, quali anti agglomerati, gas per imballaggi e agenti anti-schiuma. Vengono poi usati i coloranti per esaltare o modificare il colore dell’alimento.
Attualmente l’utilizzo degli additivi alimentari è regolamentato da diverse direttive CEE e le sigle con cui queste sostanze vengono individuate iniziano con una E, che sta proprio a indicare l’autorizzazione all’utilizzo ottenuta da parte dell’Unione europea. La E è seguita da un numero che consente di identificare la sostanza: nell’intervallo da E100 a E199 vengono inseriti i coloranti; le sigle da EE200 a E299 individuano i conservanti; nell’intervallo da 300 a 399 rientrano gli antiossidanti e i regolatori di acidità. Da E400 a E499 gli addensanti , gli stabilizzanti e gli emulsionanti; da E500 a E599 altri additivi che agiscono e correggono l’acidità evitando l’agglomerazione; da 600 a 699 rientrano gli esaltatori di sapidità e nell’intervallo da E900 a E999 sono stati inseriti additivi vari con funzioni diverse, tra cui gli edulcoranti.
Sulla base delle “prove di tossicità” spiega Catherine Leclerq, nutrizionista dell’Inran “al la maggior parte degli additivi è assegnata una Dga, dose giornaliera ammissibile, cioè la quantità che in relazione al peso corporeo, può essere assunta nella dieta tutti i giorni senza che, secondo le autorità alimentari, si possano prevedere rischi per la salute in base allo stato attuale delle conoscenze. Le sostanze più tossiche sono quelle quindi per cui è prevista una Dga più bassa. Di conseguenza per queste sostanze le concentrazioni autorizzate negli alimenti a livello europeo sono più basse”.
E’ vero però che su alcuni additivi in particolare la discussione è ancora aperta e la comunità scientifica si sta confrontando.