I primi Tecnologi Alimentari nacquero negli anni settanta a Milano, per venire incontro all’esigenza dell’industria alimentare che necessitava di tecnici esperti per la lavorazione degli alimenti.
Il Tecnologo conosce infatti la chimica degli alimenti e le tecniche di di trasformazione, gli impianti industriali, i problemi legislativi e della nutrizione. Questa è la formazione di un Tecnologo Alimentare, una laurea che deriva dalla facoltà di Agraria, mano a mano specializzatasi nel settore delle preparazioni alimentari…. di un Tecnologo Alimentare, una laurea che deriva dalla facoltà di Agraria, mano a mano specializzatasi sul settore delle preparazioni alimentari. I Tecnologi, insieme agli ingegneri di processo, hanno permesso l’evoluzione delle trasformazioni degli alimenti, attraverso l’uso di tecnologie di preparazione, stabilizzazione e conservazione e con la sperimentazione di nuovi ingredienti, migliorativi e nutraceutici. I tecnologi sono stati poi chiamati nel gestire le operazioni di standardizzazione dei processi di lavorazione e nel controllo degli stabilimenti, così come veniva e viene tuttora richiesto dai grandi gruppi della Grande Distribuzione Organizzata, nell’obiettivo di prevenire rischi di tipo tossicologico a quegli alimenti che in massa venivano canalizzati sugli scaffali degli ipermercati europei. Ecco che oggi i Tecnologi Alimentari sono i massimi esperti delle procedure di HACCP e di certificazione di processo attraverso gli schemi BRC, IFS e ISO22000, standard di controllo imposti dalle grandi catene distributive anglo-sassoni. Solo dopo ispezioni e controlli dedicati, le aziende possono piazzare i propri prodotti sui tanto sudati scaffali.
Insomma per qualche decennio, i Tecnologi hanno permesso l’industrializzazione delle prelibatezze gastronomiche tradizionali al fine di ottenere prodotti di discreta qualità, conservabili nel tempo e accessibili a tutti. E fin qui verrebbe fuori una definizione un pò riduttiva del tecnologo, come uno scienziato di alimenti artificiosi. Negli ultimi anni invece, lo scienziato del cibo (come ironicamente io personalmente definisco il Tecnologo), non è solo quello che ti aiuta a conservare più a lungo un prodotto deperibile, o a migliorare le caratteristiche non proprio eccellenti di una farina, del latte o di altre materie prime. Oggi anche l’industria di trasformazione sta segnando il passo, cercando di realizzare prodotti innovativi che abbiano caratteristiche di qualità superiori o tipiche di un territorio. Così i Tecnologi sono diventati esperti delle Filiere agro-alimentari e ricercatori di quelle molecole naturalmente presenti in alcuni cibi ai quali conferiscono caratteristiche salutistiche. Tutte queste conoscenze pratiche di tecnologie innovative, processi che sempre meno devono impattare sulle qualità nutritive delle materie prime e dei prodotti, sperimentazione di nuovi ingredienti, devono essere sempre confrontate con il groviglio di leggi e regolamenti europei che impongono alle aziende attenzione particolare agli aspetti igienici, al packaging, alla presenza di additivi e di allergeni, e poi tutte le implicazioni riguardanti il complicato quadro dell’etichettatura. Il Tecnologo in pratica affianca l’azienda nel districarsi tra le maglie degli adempimenti igienici, delle richieste della Comunità Europea per la rintracciabilità degli ingredienti e delle dichiarazioni in etichetta. Per non parlare poi della prospettiva sempre più impellente della progettazione dei cosiddetti Novel Foods, cioè quegli alimenti pensati appositamente per quelle persone che necessitano di un’alimentazione particolare, e quindi parliamo dei celiaci, degli intolleranti, sempre più in incremento, degli alimenti dietetici e di quelli per i bambini. Nelle aziende, nei laboratori di analisi qualitative, nelle case farmaceutiche e chimiche, nei consorzi di tutela dei prodotti tipici e nella ristorazione collettiva insomma, ai cibi genuini oggi ci pensa il Tecnologo Alimentare.